LA SOFFERENZA
Spesso nella vita quando si sbaglia (premesso che sbagliare fa parte del percorso) si paga con la moneta più cara in circolazione: la sofferenza.
La sofferenza viene quasi sempre accolta a prescindere come qualcosa di negativo perché ci limitiamo ad occuparci dei suoi sintomi e non disponiamo della pazienza per risalire alla sorgente e capire cosa ci sta dicendo.
Questo non significa che dovremmo amarla come se si trattasse di una gioia ma quantomeno accettarla, evitare di respingerla perché è lì per insegnarci qualcosa, per farci capire per esempio quali sono le cose più importanti della vita e quali invece lasciar perdere; se perdiamo la salute, ci rendiamo conto finalmente di quale sia il vero valore della salute.
Comprendere, accettare significa lasciar andare il nostro istintivo attaccamento a noi stessi, alle cose e alle persone, al passato, al presente e al futuro, al desiderio e a tutti i nostri presunti bisogni.
Affrontando la sofferenza con una certa consapevolezza diventiamo più sensibili nei confronti del mondo, di tutto ciò che ci circonda e impariamo per così dire a sintonizzarci meglio sulle frequenze altrui; inevitabilmente occupandoci di noi stessi e accettando il cambiamento realizziamo che tutti in un modo o nell’altro soffriamo e che tutti cambiamo.
La sofferenza ci cambia in meglio quando la adoperiamo come si deve, a nostro vantaggio. Ci cambia in peggio quando preferiamo evitarla, controllarla, combatterla, focalizzandoci solo sul suo lato negativo; e sarà causa di ulteriore sofferenza.
Soffrire, come sbagliare, come godere, come amare, fa parte della vita.
“È essenziale comprendere la verità della sofferenza, prima che la sofferenza giunga a una fine. La sofferenza non può essere controllata. Non può essere fermata, non può essere camuffata, non può essere portata a un fine attraverso lo sforzo. Essa deve essere accettata, consumata. Consumata attraverso la consapevolezza e l’esperienza del cambiamento.”
– John Coleman
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